Ci sono voluti un po’ di giorni perché mettessi mano a questa lettera. Confesso che ero un po’ ‘risentita’, in realtà decisamente arrabbiata, e non è lo spirito giusto per comunicare con tutti voi. È vero che le questioni sollevate nei giorni scorsi riguardano le procedure adottive in Etiopia, ma in realtà le conseguenze ricadono su tutti e quindi ho ritenuto corretto indirizzarla a tutti voi e scriverla in prima persona.
Le due interpellanze presentate dall’On. Emanuele Scagliusi del Movimento 5 Stelle e il blog del Signor Beppe Grillo, sono solo gli ultimi degli attacchi che abbiamo subito in questi ultimi tre anni, ma poiché sono pubblici, hanno ovviamente coinvolto in modo più pesante e diretto anche voi famiglie. Gli argomenti sollevati dalla seconda interpellanza – la prima è sinceramente così surreale e pretestuosa da non dedicarci molte attenzioni – attengono in modo specifico e pedissequo alle procedure adottive e quindi stiamo procedendo con tutti i passi, formali e non, per dare elementi di chiarezza, ma non sta a noi e non possiamo rispondere ad una interpellanza parlamentare che rivolge quesiti al Governo: è infatti quest’ultimo, insieme alla Commissione Adozioni preposta al controllo delle Adozioni Internazionali che ha il compito di rispondere e che, confidiamo, risponda approfonditamente e tempestivamente.
Ora, l’interpellanza riguarda quesiti che in gran parte sono quelli sollevati in questi mesi da molti di voi e ai quali abbiamo provato a dare risposta per scritto, in riunioni collettive, incontri individuali. Non ci sono elementi di novità. La scansione dei pagamenti la conoscete tutti, è riportata nella Carta dei Servizi che avete sottoscritto, ed è evidente alla stragrande maggioranza di voi che la cosiddetta ‘quota Italia’ non è certo a copertura delle due giornate formative ma copre tutti i costi della nostra struttura in Italia – dalle risorse umane, alle sedi, le utenze … – come la cosiddetta ‘quota estero’ copre i costi delle strutture nei paesi nonché i costi legati alle procedure adottive.
Ogni Paese ha una sua procedura, che può prevedere step assolutamente diversi l’uno dall’altro e assolutamente, se non in minima parte, indipendenti dalla nostra volontà.
L’Etiopia per molti motivi, che più volte ci siamo detti, ha rallentato le procedure adottive, e non le ha rallentate con ENZO B, ma con tutti gli Enti italiani e gli Enti di tutti i Paesi del mondo che lì adottano.
Sappiamo che questi ultimi due mesi sono state rilasciate dichiarazioni di adottabilità di alcuni minori che da almeno due anni attendevano di ottenerle. Purtroppo ancora non vengono rilasciate a minori che sono ospiti in strutture decentrate in alcune Regioni che ancora non si sono adeguate alle direttive rilasciate dall’Autorità Centrale etiope ormai due anni orsono. Proprio perché la nostra operatività in Etiopia non è venuta mai meno, stiamo lavorando per capire come, nel rispetto della legalità italiana ed etiope, si possa finalmente riprendere almeno qualche abbinamento, nell’attesa di una regolarizzazione delle procedure di adozioni.
È un percorso che è diventato accidentato, un po’ troppo, e come ho avuto modo di scrivere, mentre fino ad alcuni anni fa iniziare un percorso di adozione internazionale era sicuramente non semplice ma, anche se con tempi e procedure non sempre evidenti, sapevi che sarebbe andato a buon fine, ad oggi non è più così, e l’Etiopia ne è l’ennesimo esempio.
Io posso comprendere l’esasperazione, la rabbia, la frustrazione e il dolore, però anche voi dovete rendervi conto che a tutto c’è un limite: anche alla nostra capacità di reggere tutto questo. Se qualcuno di voi ritiene di aver subito un torto da parte nostra, se non qualcosa di peggio, utilizzi gli strumenti che più ritiene idonei per tutelare i propri diritti e interessi, ma senza perdere di vista quelli degli altri. Noi non diventiamo più efficienti, o più veloci, se ci minacciano o ci insultano. Sappiamo però che le Autorità straniere – o chi per esse – leggono i Social e i giornali, quindi un conto è esprimere critiche e dissenso, un conto è diffamare o raccontare bugie, danneggia tutti ottenendo poco.
La comprensione che si esercita, la si esercita in primis per rispetto reciproco e poi perché ci rendiamo conto di quanto sia difficile tutto quanto sta capitando, ma non scambiatela per remissione o senso di colpa. Quelli di voi che mi conoscono sanno che non sopporto di dover smentire, denunciare, uscire sui giornali – l’effetto risonanza è inevitabile – ma in questa occasione non ho altra scelta: devo difendere il buon nome e la reputazione di ENZO B, anche la mia ovviamente, e dobbiamo essere in grado di lavorare: è già tutto molto in salita e non occorre che vengano messe ulteriori pietre di inciampo. È la medesima preoccupazione che ho quando escono notizie stampa sulle procedure in Repubblica Democratica del Congo: a causa di un uso della parola un po’ gratuito ho il terrore di vedere vanificare il lavoro fatto fino ad oggi.
Sono anche terribilmente dispiaciuta per l’effetto che questi eventi hanno avuto su alcuni di voi: la fiducia vacilla, non sai più a chi o cosa credere, e per alcuni di voi aver fiducia in noi è diventato un obbligo dovuto dall’avere affidato a noi un pezzo importante, importantissimo della vostra vita (effettuando anche un cospicuo investimento). È un obbligo non più una scelta libera. Difficile da digerire, ve lo posso garantire!
Ma io più di quanto stiamo facendo non saprei cosa altro fare, e dirvi più di quanto vi sto dicendo non saprei cosa altro dirvi.
Siamo, sono, a disposizione di chiunque di voi voglia ulteriori approfondimenti e informazioni. Non so se sono riuscita a rassicurare quelli di voi ci hanno chiesto di essere rassicurati, non è facile in una tale situazione. Vorrei potervi dire che tutto andrà bene, e che ogni vostra singola procedura avrà esito positivo, ma posso solo dirvi che faremo tutto il possibile perché sia cosi.
Cristina